"Ci aspettiamo una moderata crescita per il futuro, crediamo che il mercato immobiliare inizi a stabilizzarsi..........La nostra stima è che non ci sono indicazioni per ora  che le perdite del mercato subprime si siano estese a tutto il mercato dei mutui che sembra ancora essere sano.... Ben Bernanke (presidente della FED) agosto 2007 HAHAHAHA!!!

mercoledì 14 dicembre 2011

Al di là delle chiacchiere da bar


Altro ottimo articolo di Francesco Carbone di Usemlab


Avete fatto caso a un particolare? Tutte le soluzioni proposte dagli esperti per risolvere questa crisi dell'Euro ruotano intorno allo stampar denaro, e quindi necessariamente intorno allo svilire moneta (o, per usare un termine politically correct, intorno alla svalutazione). Secondo questi ragionamenti, la colpa ovviamente è dell'Euro in quanto moneta rigida, ed è della BCE che, ossessionata dalla stabilità dei prezzi, non stampa abbastanza come fa la FED. In breve: l'Euro si è rivelato una proxy del Gold Standard e sta facendo gli stessi danni degli anni Trenta quando gettò l'America nella Grande Depressione.


Così ci siamo ridotti dopo decenni di insegnamenti keynesiani e monetari: si cade facilmente nella solita inversione causa effetto, si avanzano i soliti capri espiatori, si propongono le solite soluzioni che non sono soluzioni ma operazioni tampone che rimandano il problema nel tempo e lo stratificano su quello corrente. Insomma i soliti poveri ragionamenti di chi non ha una teoria coerente alle spalle, di chi spizzica e boccona letture economiche di qua e di là, spulciando numeri e statistiche che poi come un piccolo fisico elabora più o meno inutilmente con la pretesa di trovare la formula magica della prosperità economica. Alla fine dell’orrendo mescolone viene servito il cliché di sempre, utilizzato oramai da quasi 100 anni per risolvere ogni crisi: iniettare nuovo denaro nell’economia.


La mia domanda per tali soggetti dovrebbe essere ben nota: come si può pretendere di risolvere problemi che hanno origine monetaria stampando ancora più denaro? Siamo o no in una contraddizione che non sta in piedi?


Certo che siamo in una contraddizione irrisolvibile! Iniettando altro denaro nel sistema non si risolve un bel niente! Nel migliore dei casi si mette una bella toppa mirata ad invertire per qualche altro mese la spontanea contrazione del credito. Contrazione che tuttavia non è affatto casuale. Nonostante oramai tutti blaterino di questo nuovo mostro chiamato Credit Crunch, per ignoranza economica ci si dimentica, praticamente sempre, di ricordare che questa contrazione ha ragioni ultime ben precise: previamente quel credito era stato generato senza risparmio reale corrispettivo e sottostante. In altre parole, si tratta di credito artificialmente generato dal sistema bancario in virtù di quell'aborto giuridico spiegato in Riserva Frazionaria per Dummies.


Tamponando il problema con iniezione di nuovo denaro al più lo si sposta, avanti nel tempo o in là nello spazio. Nel frattempo, cioè fino alla crisi successiva, non solo si continuano ad alimentare sviluppi economici insostenibili ma si fomenta anche tutta una serie di fenomeni paralleli che da sempre sono sintomatici della crisi stessa: comportamenti irrresponsabili, disastri ambientali, eccessivo sfruttamento delle risorse, globalizzazione fondata su termini finanziari anzi che economici, consumismo che erode capitale, distribuzione iniqua delle ricchezze, e via dicendo.


Fate poi caso a un altro dettaglio: i soggetti che offrono la soluzione dello stampar denaro, oltre ad addurre cause che in realtà sono effetti o sintomi, o cause che risultano essere accidentali, evanescenti o addirittura del tutto inconsistenti, sono molto spesso, forse solo per qualche imbarazzante casualità, sul libro paga del fallito settore pubblico o bancario. Ahimè questo avviene anche tra i blogger che popolano la rete e che oramai vanno tenacemente a rinforzare le schiere di quegli inflazionisti che per tradizione appestano cattedre, televisioni, giornali.


Da qualche tempo, per giustificare le proprie proposte inflazionistiche, peraltro sempre più folli e consistenti (oramai si è arrivati a proporre senza alcun pudore il ben noto BAZOOKA da qualche trilione di Euro) gli inflazionisti si appigliano a una evidenza contingente: solo l’Europa versa in pessime condizioni, mentre i paesi svincolati dalla rigidità dell’Euro e ben più prodighi nello stampar denaro, sono ben fuori dalla tempesta, nonostante in qualche caso presentino numeri peggiori di quelli forniti dai maiali europei.


Allora vediamo di ricordare il quadro generale, perché non credo che questi soggetti l’abbiano ancora afferrato (magari la lettura dei nostri libri spalancherebbe a quelli in buona fede le porte della percezione). L'Europa oggi sta per saltare non perchè stia messa molto peggio degli USA, degli UK, del Giappone o della Cina, ma perchè le circostanze, tra cui anche la dabbenaggine dei nostri Eurocrati, ha portato le forze distruttive di questo fallimento globale a scaricarsi prima sull'Europa che non sugli altri paesi.


Mentre negli ultimi due anni altri attori, più scaltri, sono riusciti in qualche maniera a defilarsi dal fallimento sistemico emerso nel 2008, l'Europa è rimasta al palo. Un po' come nel gioco che si faceva da bambini, dove si corre intorno alle sedie, in numero pari a quello dei giocatori meno uno, e allo stop si va tutti a cercare il proprio posto. Come saprete, in questo gioco, qualcuno inevitabilmente resta in piedi ed esce di scena prima degli altri. Non mi meraviglia affatto che al palo sia rimasta l'Europa. Anzi per certi versi lo avevo anche messo in conto.


Plausibilmente poteva rimanerci il Giappone, o l'Inghilterra o qualunque altra nazione di questo pianeta. Una volta, ad esempio, saltavano generalmente i paesi periferici, vittime delle politiche del Fondo Monetario Internazionale. Nel giro di poco tempo questi paesi venivano regolarmente depauperati dai paesi più industrializzati e il gioco ripartiva. Dal 2008 le cose sono arrivate al capolinea, forse anche per il motivo che in giro per il mondo non è rimasto più granchè da depredare con i soliti vecchi metodi, mentre il marcio lentamente è arrivato al cuore del sistema proprio nei paesi che hanno sempre avuto modo di fare o di unirsi alla voce grossa.


Fatto sta che da quando la crisi del 2008 è scoppiata proprio nel cuore dei paesi industrialmente più avanzati, portando alla luce la sostanza di un default finanziario sistemico e globale, alcuni di questi paesi sono stati più bravi di altri e sono riusciti lentamente a spostare e quindi a isolare la percezione del fallimento intorno alla sola Europa. In fondo, se qua tutti sono falliti, la bravura di ciascun giocatore sta nello spostare la percezione del fallimento lontano da sé, preferibilmente su qualche altro soggetto in palese difficoltà.


Per circostanze, endogene ed esogene, al palo è rimasta l'Europa. Un continente ingessato da pericolosissimi Eurocrati che hanno avuto la pessima idea di inventarsi una valuta unica il cui difetto non è stato tanto quello di essere rigida (la rigidità ha invece il pregio di far emergere i problemi sottostanti, ahinoi oramai troppo grossi per essere risolti con una manovrina da qualche decina di miliardi!!) ma quello di incentivare trasferimenti di ricchezza insostenibili, e quindi inaccettabili, all'interno dell'Unione europea.


Mentre quindi altri paesi possono continuare a fare il gioco delle tre carte, tirando calci al problema, gli Europei si sono cacciati in una situazione tale per cui questa temporanea scappatoia sembra preclusa dalle regole che l’Unione stessa si era data tempo fa. E così sono rimasti al palo. Ciò significa che se un domani riuscissero a riprendersi una sedia, rientrando nel gioco, nel giro di poco tempo le forze di questa enorme crisi, di carattere sistemico e globale, si sposterebbero su qualche altro paese industrialmente avanzato, innescando meccanismi analoghi altrettanto pericolosi e contagiosi come quelli che stanno affliggendo oggi l’Europa.


Per come la vedo io non c'è dubbio che prima o poi la catena che unisce il mondo finanziario globale salterà in aria per intero. Essa coinvolgerà tutti i paesi del pianeta in un Crack up Boom globale dove chi ha poco e niente da perdere perderà poco e niente, e dove invece chi ha goduto immeritatamente di un benessere in gran parte illusorio pagherà a caro prezzo il necessario reset del sistema. L’Italia, per i motivi che ho argomentato peraltro anche nella postfazione della Tragedia dell’Euro rientrerà sicuramente tra questi ultimi.


Una delle più belle lezioni di Mises è condensata in un semplice paragrafo. Ricordiamolo: "Non c'è modo di evitare il collasso finale di un boom indotto da un'espansione creditizia. La scelta è solo se la crisi debba avvenire prima come risultato dell'abbandono volontario di un'ulteriore espansione del debito o più tardi con la totale catastrofe del sistema monetario coinvolto".


E continuo a insistere sul Crack up Boom, rigettando l'idea del Credit Crunch, per il semplice motivo che in un sistema fiat, cioè di denaro a corso forzoso, il Credit Crunch, inteso come contrazione del credito artificialmente generato dal sistema bancario a riserva frazionaria, verrà in qualche maniera sempre tamponato. Potete starne sicuri. Lo si è fatto quando in teoria non era possibile, cioè rimuovendo l'oro dal sistema monetario. Lo si è fatto sistematicamente per altri 100 anni fino a gettare nel sistema trilioni di fiat valute in maniera esponenzialmente crescente. Lo si farà nuovamente continuando a intervenire con cifre ancora più spaventose, la cui perdita di controllo presto o tardi porterà alla catastrofe monetaria.


Che quindi i burocrati trovino pure una soluzione per tamponare il Credit Crunch attualmente in corso in Europa. Benvenga! Non fosse altro che per mettere a tacere tutti i phastidiosi inflazionisti che parlano di Bazooka Spaziali, Lame Rotanti, Fiamme Tricolori. Io stesso sono sicuro che messi alle strette si inventeranno una qualche diavoleria e con un bel Bazooka Galattico spareranno in vena al sistema europeo una decina di trilioni di euro. Ma state sicuri che tale rimedio non avrà vita lunga e tantomeno sarà una soluzione definitiva. Costituirà solo l'ennesima misura tampone mirata a spostare altrove, ingigantendolo, il problema. Presto o tardi qualcuno rimarrà travolto da tale follia inflazionista innescando quella reazione a catena che si porterà via il sistema monetario così come lo conosciamo oggi.


Io direi invece che al di là delle chiacchiere da bar su come risolvere temporaneamente questa crisi, che molto spesso si risolvono in tempo e fiato sprecato, la cosa davvero importante che è rimasta da fare a quelle persone che si reputano intelligenti, libere e responsabili è quella di opporsi con tutte le proprie forze a questa ipocrita evoluzione in corso. La verità, infatti, è che dietro il pretesto della crisi stiamo subendo una costante privazione delle libertà economiche e civili, nonché una vessazione sempre più invasiva da parte dell’improduttivo gabelliere che ci governa. Questo oramai è ciò che conta perché questa privazione delle libertà e questa coercizione predatoria saranno cause di danni sempre maggiori, conflitti e tragedie sociali sempre più gravi.


E' da situazioni come queste che sono nate le dittature e si sono fatti milioni di morti. Pertanto, qua in Europa, prima ancora di pensare a come salvarci dal Credit Crunch (vedrete ci penserà Marietto Draghi con qualche trilionata di Euro! Pensate piuttosto a come salvarvi dal Crack up Boom!), dovremmo seriamente cominciare a pensare a come salvalguardarci dai burocrati, dai politici e dai banchieri che ci hanno divorato il futuro e che non si fermeranno finchè non saremo noi, in qualche modo, a fermare loro.


E’ mia opinione, maturata sullo studio della scienza economica, che questo nuovo processo teso a recuperare le libertà individuali richieda necessariamente sia un ripensamento radicale del sistema monetario (il sistema a riserva frazionaria con denaro fiat gestito da banca centrale è definitivamente fallito!) sia di quello politico (lo Stato sociale è fallito!). Queste sono le cose davvero importanti, ed entrambe passano necessariamente dalla fine del progetto europeo così come è andato delineandosi negli ultimi anni. Esso infatti esaspera su scala continentale tutti i problemi a monte di questa profonda crisi economica.


Non vi sorprenda pertanto che messo di fronte a diversi scenari io preferisca quello del disfacimento totale del progetto Euro, nonché di questa malsana Unione europea di fortissima matrice statalista e burocratica la quale, sia in termini di libertà economiche e civili sia in termini di prosperità economica, ha fatto e continua a fare ancora più danni di quelli già creati a livello nazionale dai singoli Stati che la compongono. 

venerdì 18 novembre 2011

Crollerà l'euro?

Siamo in un vicolo cieco: la Germania  e nord Europa vogliono euro forte e conti in ordine. Però rimettere i conti in ordine vuol dire politiche fiscali restrittive (maggiori tasse o meno welfare) quindi meno risorse disponibili per consumi e investimenti quindi minore crescita e di conseguenza minore capacità di ripagare il debito in un circolo vizioso. Francia e sud Europa per riprendere a crescere e ripagare il debito vogliono invece tassi a zero e monetizzazione del debito per avere un euro debole e aumentare le esportazioni (solita politica italiana). E' come se il marito volesse andare in vacanza al mare e la moglie in montagna però l'automobile è una sola. Il problema è che le banche tedesche sono piene di titoli dei paesi del sud europa e separarsi costerebbe un sacco di soldi così come una ristrutturazione del debito. Quindi per evitare ciò il paesi del sud credono che alla fine la Germania mollerà. Accetterà l'irreprensibile moglie di fare un po la escort (monetizzazione e tassi 0) per andare un po a mare e un po in montagna? Se si l'euro crolla se no continuerà questo estenuante tira e molla. E comunque in un modo o nell'altro tutto andrà a puxxxne!!!

sabato 12 novembre 2011

L'Europa della nuova BCE di Fracesco Carbone Usemlab.com

Riporto l'articolo  L'Europa della nuova BCE di Fracesco Carbone Usemlab.com che come sempre riesce a vedere in anticipo i futuri sviluppi.


"A causa degli interventi a supporto della Grecia, Irlanda e Portogallo, ripercorsi nel capitolo 10 del nostro libro La Tragedia dell’Euro, la BCE di Trichet si era già trasformata in una istituzione poco seria e credibile. Adesso, nel giro di appena dieci giorni la BCE di Draghi è mutata ulteriormente, in peggio. Dopo aver gettato nel cesso il pilastro della stabilità monetaria, pare che ieri sia addirittura intervenuta a sostegno dell'asta dei titoli di Stato italiani, un'operazione esplicitamente vietata per statuto.


Se una volta i sostegni agli Stati della UE venivano realizzati all’occasione, con frequenza sporadica, oramai sono divenuti, di necessità, la regola. Di questo passo, e quanto prima, lo statuto della BCE dovrà essere modificato per adeguarsi al cambiamento strategico e tattico della propria operatività. Verrà fatto: l'Italia senza il supporto monetario della banca centrale europea è destinata a seguire tutte le orme della Grecia, fino al 50% di haircut sul proprio debito, in tempi rapidissimi. Non ci sono Mari o Monti che tengano.

mercoledì 9 novembre 2011

sabato 5 novembre 2011

Nigel Farage: una voce fuori dal coro

Ieri abbiamo perso buona parte della nostra sovranità nazionale. Ripropongo questi interventi (sottotitolati in italiano e in ordine cronologico) irriverenti e tutto sommato divertenti di Nigel Farage che fanno riflettere:







giovedì 20 ottobre 2011

"$195 trillion dollars worth of debt exists in the world and only $150 trillion dollars worth of assets exist. We have to write down the debt and start over with an honest financial system. You cannot have honesty in government without honesty in money".
Bob Moriarty
President 321Gold

giovedì 6 ottobre 2011

Tributo a un genio: Steve Jobs

"Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. 
Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. 
Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. 
E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario."

"Stay Hungry stay foolish" (siate affamati siate folli)


venerdì 27 maggio 2011

Intervista a Marc Faber su Bloomberg



Dal Blog di Marc Faber

May 25 (Bloomberg) Marc Faber : ..recession in China could be a technical recession , if you go and slow down from a growth rate of say ten percent to a growth rate of three percent then there is a recession , also I do not believe in the growth rate that China publishes , because if you had adjusted nominal GDP for the true rate of inflation then real growth is of course much slower , you know I want to tell you something that disturbs me in all emerging economies and in many other developed economies , from my taste , in front of far too many luxury hotels there are far too many Ferraris, Maseratis, Bentleys... I see a boom everywhere, except for the working class, except for the lower, middle class. But among the well to do people the wealth that is floating around and the prices you pay for high end properties is incredible, and I think that will come to an end, and a lot of people will lose a lot of money... I was in La Jolla, Laguna Beach, Newport Beach, I was in front of a restaurant smoking and I've never seen so many Ferraris, Maseratis, Bentleys and fancy cars anywhere in the world, and this is in America. I am not saying this is wrong, but there is an opulence among a small group of people that is huge when there are lots of people that are struggling. This gives me a bad feeling because I've seen so many emerging economies when they were booming, that was the time to get out." Marc Faber told Bloomberg

venerdì 25 marzo 2011

Terremoto e interventi istituzionali di Francesco Carbone USEMLAB

Riporto ancora una volta l'0ttimo articolo di Francesco Carbone di USEMLAB


Il sisma giapponese ha dimostrato ancora una volta l'estrema fragilità del sistema economico e finanziario mondiale fondato su dinamiche disfunzionali e costantemente sull'orlo del disordine monetario. Vuoi la complicità di esageratissimi allarmismi radioattivi che sono andati oltre ogni apocalittica fantasia, neanche fossero piovute sul Giappone cento testate atomiche, settimana scorsa sui mercati finanziari abbiamo visto di tutto.

Al centro del bailamme borse e valute, con il cambio dollaro yen a fare da protagonista. Dollaro yen che, spinto da immediati rimpatri di capitale e unwinding di carry trades, la sera del 16 marzo scende sotto quota 80 e tocca il minimo di tutti i tempi, cioè quel 79.75 registrato il 28 aprile 1995. A quel punto il tasso di cambio si squaglia letteralmente perdendo in pochi minuti oltre il quattro per cento (fino a 76) per poi rimbalzare altrettanto violentemente fin sopra 79, forse solo grazie ai primi interventi istituzionali. Ad essi nel giro di 24 ore fa seguito l'intervento ufficiale del G7 che riesce a riportare il dollaro yen sopra la soglia del dolore di 80. Missione compiuta. Pericolo scampato.

Questa la cronaca del dollaro yen. Una piccola parte, benché forse la più eclatante, di quanto accaduto sui mercati in una settimana che finanziariamente parlando ha visto un ritorno concentrato e massiccio di interventi istituzionali. Ora, in seguito a eventi “anomali e straordinari”, qualunque sia la loro natura, la cosa che a mio avviso viene davvero sempre vista in un'ottica complemetamente distorta sono proprio gli interventi istituzionali, in gran parte realizzati dalle banche centrali. Mai messi in discussione da nessuno, anzi sempre attesi e accolti con sospiri di sollievo, essi da una quindicina anni sono sempre più massicci e poderosi.

Sembra che in questo ultimo caso, per controbilanciare i danni del sisma, la Banca del Giappone sia intervenuta sul mercato finanziario giapponese iniettando in una settimana qualcosa come l'equivalente di 350 miliardi di dollari o circa il 5% del PIL nipponico!! Ricordo ancora che l'intervento di Greenspan post torri gemelle fu di qualcosa come poco meno di 300 miliardi di dollari, in proporzione del PIL nazionale, una percentuale di gran lunga inferiore. Benchè il danno "economico" allora fosse di gran lunga inferiore, le incognite che quell'evento apriva erano sicuramente mille volte più pericolose e potenti degli esagerati allarmismi radioattivi giunti soprattutto da chi ha sfruttato la situazione per fare inopportuno sciacallaggio a fini economici e politici.

Riflettete quindi un attimo. E' mai possibile che il sistema finanziario ed economico di un paese avanzato come è il Giappone tracolli per un terremoto che ha fatto certamente enormi danni, ma non ha certo né spazzato via dalla faccia della terra, né raso al suolo una economia di 120 milioni di persone? Ed è mai possibile soprattutto che tale smottamento finanziario si trascini in una voragine l'intero sistema finanziario ed economico mondiale?

No, non ha alcun senso. Eppure probabilmente è ciò che sarebbe accaduto senza gli interventi istituzionali che nel caso giapponese sono arrivati a totalizzare in pochissimi giorni qualcosa come il 5% del PIL annuale! Chiedetevi seriamente, perchè la necessità di questi massicci interventi? Un sistema sano ed equilibrato avrebbe davvero bisogno dell'intervento di una banca centrale di questa misura e intensità? O piuttosto avrebbe solo bisogno di rimboccarsi le maniche per cominciare a ricostruire quanto distrutto con l'aiuto sia della solidarietà altrui sia degli eventuali rimborsi delle compagnie assicurative?

Il problema quindi, a mio avviso, è proprio qua: il sistema finanziario, lungi dall'essere sano, si riconferma essere invece un enorme schema di ponzi. Esso, come detto, ridetto, riscritto e ripetuto alla nausea, è una enorme piramide rovesciata che non sta più in piedi. Il terremoto ha fatto danni, danni che presi individualmente non hanno alcun prezzo, così come la vita umana non ha prezzo. Tuttavia nell’insieme la cifra dei danni economici è stata stimata intorno a 300 miliardi di dollari o qualcosa come 25 trilioni di yen. Bene quella approssimativamente è la cifra iniettata nel giro di qualche giorno dal sisma dalla Banca Centrale del Giappone.

E perché mai?? Perché mai la Banca Centrale del Giappone dovrebbe iniettare nel sistema 25 trilioni di yen falsi, di fresca creazione, pari a qualcosa come il 5% del GDP Giapponese?

Forse per risarcire il danno ai danneggiati? Anche se così fosse quegli yen di fresca creazione significano la confisca coercitiva dello stesso ammontare a tutti gli altri detentori di yen. Contestabile per chi considera la solidarietà un qualcosa di natura volontaria e niente affatto obbligatoria. In ogni caso quei soldi non sono finiti nelle tasche di nessuna vittima del terremoto. Come nelle nostre tasche non è entrato un centesimo degli oltre10 trilioni di dollari iniettati nel sistema tra il 2008 e il 2009 per salvare il sistema finanziario dal più grande crack di tutti i tempi.

Quei soldi ogni volta finiscono invece direttamente nel sistema finanziario, ergo, banche, finanziarie e società assicurative, per impedire che qualcuna di essa salti per aria, e che con essa salti per aria tutto il sistema finanziario, non solo giapponese, ma mondiale. Pensate l'assurdità della cosa, pensatela come volete, anche usando del cinismo. Anzi usate del cinismo e vedrete che funzionerà anche meglio. Vi aiuto io.

Ecco in soldoni come si può tradurre il fatto che un terremoto che ha causato migliaia di vittime e distrutto centinaia di migliaia di abitazioni porti al fallimento un sistema economico globale di 6 miliardi di persone: sarebbe come dire che il crollo di una palazzina in una città di un milione di abitanti porti al fallimento economico e finanziario la città intera. Complice tutto il cinismo a cui abbiamo fatto ricorso per capire la questione, scusate, ma vien proprio da ridere!

Se non fosse che da ridere non c'è nulla, perchè il sistema è marcio fino al midollo, è davvero "leveraggiato" oltre ogni immaginazione. Avete mai fatto trading a leva? Tipo quella che offrono le società di forex? Leva 100 a 1. Normale per tanti trader di forex. Funziona così: mettete il cippino da 10000 eur sul vostro conto, e ne muovete 1 milione. Non appena però il tasso di cambio sul quale vi siste posizionati si muove contro dell'1%, puff, cippino andato. Game Over. Insert New Coin per continuare, please.

Se non avete ancora capito, chiedetelo a tutti quei trader che sono saltati la sera del 16 marzo a causa del movimento di dollaro yen. Bastava averci una leva anche di gran lunga inferiore, tipo 20 a 1 su quella maledetta posizione lunga in dollaro yen, magari convinti che la Banca del Giappone intervenisse già sopra 80, per trovarsi in pochi minuti il margin call e la perdita di tutti i cippini sul conto.

Ecco, il sistema economico è come una posizione lunga sul forex con leva 100 a 1. Leve costruite sui cambi e soprattutto su tassi di interesse. Perchè le leve funzionino nella direzione giusta, le cifre aggregate dagli uffici di statistica devono sempre aumentare, i PIL nazionali e le economie crescere, altrimenti arriva il margin call. E in tal caso il gioco finisce... male.

Per esempio, avete mai fatto caso che si parla sempre e solo di speculazione quando sono i prezzi dell'oro o delle materie prime a salire, e mai invece quando a salire sono le borse, i prezzi delle case, o quelli di altri asset cartacei? Nel qual caso si parla invece di crescita economica? Viceversa, come mai si parla sempre e solo di speculazione quando sono le borse o gli asset cartacei a scendere e mai quando sono le materie prime a calare di prezzo?

Per il semplice fatto che borse e asset cartecei in salita fanno il gioco del pianificatore centrale che gestisce il sistema levereggiato, mentre materie prime e oro mettono in pericolo lo schema truffaldino. Viceversa, borse e asset cartacei in discesa rischiano di innescare il margin call facendo saltare i piani dell'ingegnere sociale, mentre le materie prime in caduta sostengono il loro gioco, ovvero le scommesse da loro alimentate.

Ecco perché la banca centrale è costretta a intervenire a ogni starnuto del sistema per cercare di stabilizzarlo. Deve impedire a tutti i costi la chiamata del margin call. Eppure se il sistema fosse sano, non ci sarebbe alcun problema. Se arriva un terremoto, per quanto distruttivo e terrificante, esso provoca dei danni economici, è indubbio, è la cruda realtà dei fatti. E i danni, perlomeno quelli economici, per poter essere riparati richiedono l'impiego di risorse che sarebbero servite per altri scopi. Non si scappa, solo la perversa logica Keynesiana sfugge a questa logica, dimostrando automaticamente quanto l'approccio Keynesiano sia fallace e perverso.

E' altrettanto ovvio che il danno compiuto si ripercuota sui prezzi del sistema economico e finanziario. I prezzi veicolano informazione, e l’informazione del terremoto e dei danni deve necessariamente esprimersi in prezzi differenti, di modo da guidare nella maniera migliore chi deve prendere le nuove decisioni alla luce degli eventi intercorsi. Anche e soprattutto per poter ricostruire nella maniera più efficiente quanto è andato perduto.

La banca centrale invece interviene e in ultima analisi modifica quei prezzi e così facendo sconvolge la struttura dei prezzi stessi e le modificazioni alla struttura produttiva che prezzi genuini avrebbero indotto. Ma non è tanto questo il problema oramai. Questo poteva essere un problema 80 anni fa. Adesso è un problema minore perchè tutta la struttura di prezzo e produttiva è largamente sconvolta e distorta da 80 anni di interventismo economico centralizzato.

Il vero motivo della necessità degli interventi odierni è la leva enorme sulla quale oramai il sistema è andato configurandosi negli ultimi trenta quaranta anni, più o meno dall'abbandono totale di quei farlocchi rimasugli di gold standard, con una spaventosa accelerazione negli ultimi quindici anni a partire dai primi interventi massicci di Greenspan nel 1995. Oggi basta che salti una banca di medie dimensioni per mettere in moto un domino in grado di far crollare tutto quanto il sistema economico finanziario mondiale (un po’ come stava succedendo nel 2008).

E' così di volta in volta, di evento in evento, da quindici anni a questa parte le banche centrali intervengono in misura sempre più massiccia per impedire il collasso del sistema, e immediatamente dopo, a salvataggio avvenuto, innescano involontariamente un perverso meccanismo che continua ad innalzare il moral hazard e la leva del sistema. Il sistema era quindi più fragile due settimane fa fa rispetto al 2007. E' ancora più fragile oggi rispetto a due settimana fa, prima che quel terremoto e lo tsunami conseguente colpissero il Giappone.

Le disfunzionali dinamiche sottostanti continuano pertanto a muoversi sempre nella stessa direzione che è quella del Crack Up Boom, il disordine monetario totale che si concluderà probabilmente con il collasso o con una ridefinizione del sistema monetario.

Di fatto, a seguito del terremoto, adesso anche la Banca del Giappone si dovrà necessariamente allineare con la FED e la BCE nelle loro distruttive politiche di Quantitative Easing. In fondo era quello che serviva per impedire il continuo rafforzamento dello yen in corso oramai da tre anni, ma ciò servirà solo ad accelerare le dinamiche disfunzionali che da qualche tempo sono arrivate ad accendere focolai di rivolta in tutto il mondo.

Il futuro indebolimento dello yen avrà conseguenze che esamineremo un'altra volta, per ora raccomandiamo la lettura di questo interessante articolo: Tragic Events in Japan Will Only Accelerate Country's Inevitable Economic Descent ricordando che il trinomio di Todd Harrison, acrimonia sociale, rivolte sociali e conflitti geopolitici, ha appena cominciato a realizzarsi ed è destinato a una escalation progressiva. A spingere tutto questo, si badi bene, sono principalmente le disfunzionali dinamiche finanziarie ed economiche gestite dagli ingegneri sociali.

Tremonti ad Annozero parlava di storia che si è messa in moto. Qualcuno ha persino ripreso questa frase come fosse una preziosa scoperta verità rivelata dall'illuminato. Errore, la storia non si è mai fermata, la storia non si ferma mai. E' solo che certe manifestazioni esplodono violentemente solo quando il sistema economico e sociale è stato danneggiato irreversibilmente. Danneggiato da che cosa? Ma ovviamente da tutte le misure di interventismo economico realizzate per mano degli ingegneri sociali sotto gli occhi indifferenti degli stessi e nell'approvazione generale di coloro che continuano a fraintendere la vera natura della scienza economica e a invertire gli effetti con le cause, i sintomi con la malattia.

martedì 1 febbraio 2011

La Rivolta Egiziana

La Rivolta Egiziana di Francesco Carbone Usemlab

Riprendo i post riportando l'articolo di Francesco Carbone di Usemlab.com che spiega in modo eccellente le cause dei sommovimenti nel Nordafrica.

"Non ho ancora letto nel giornalismo mainstream un'analisi sulla crisi egiziana che abbia senso compiuto. Non si può fare storia senza conoscere la scienza economica, diceva Mises, ed eccoci ancora una volta di fronte al problema di interpretare correttamente la realtà storica: centinaia di esperti e giornalisti che arrancano sugli specchi senza riuscire a capire le vere cause dell'esplosione del malcontento. Sembrano un esercito di scimmie che giocano con il pallottoliere cercando di trovare la somma di uno più uno. Non una di loro che ancora sia riuscita a dire due,facendo i giusti collegamenti tra politiche monetarie e realtà sociopolitiche.

Oggi ho postato un grafico in home page,
il CCI index o indice delle materie prime. Come vado predicando da anni, alla luce delle politiche inflattive di Greenspan prima, e di Bernanke poi, l'aumento dei prezzi accompagnato da una diminuzione degli standard di vita è cosa inevitabile... su scala mondiale! Un aumento già esponenziale come mostra il grafico. Benchè per diverse ragioni ancora senza conseguenze devastanti nei paesi occidentali, i danni cominciano a farsi sentire per ovvie ragioni nei paesi periferici e marginali. Come il Nord Africa appunto. Siamo ancora nella prima fase del crackupboom e stiamo trasmigrando lentamente alla seconda.

Come scrive Gary North in
Cosa è il Denaro: "quando muore il denaro, muore la gente". Il libro ha appena qualche mese e abbiamo già le prime vittime che per adesso presentano il passaporto tunisino ed egiziano. Tuttavia è solo l'inizio. Chi ha letto il libro ha già capito il perchè.

Nei paesi come la Tunisia o l'Egitto i tre quarti del reddito se ne va in spese energetiche e alimentari. Le conseguenze delle politiche inflattive, replicate in casa da banchieri centrali inermi e passivi, sono pertanto devastanti. Nonostante alcuni rincari di prezzo, invece, nei paesi occidentali la spesa costituita dai beni di primaria necessità è ancora limitata e quindi sopportabile. Il tenore di vita, benchè in continua e lenta discesa, continua a essere finanziato da un debito crescente e sempre più insostenibile. Un debito che viene sostenuto sui mercati finanziari solo grazie al contributo diretto delle banche centrali. Quantitative Easing. Avete indovinato.

Certamente i paesi nord africani presentano anche problematiche pesantissime legate alle limitazioni delle libertà civili, ma questo è solo il motivo per cui l'innesco rappresentato dall'aumento dei prezzi dei generi alimentari, ovvero dalla pesante caduta dello standard di vita degli ultimi anni, è stato fatale. La rabbia degli egiziani ha le parole Quantitive Easing scritte su tutte le loro facce. Ed è solo l'inizio. Acrimonia sociale, rivolte sociali, e conflitti geopolitici. Nei paesi occidentali siamo ancora al primo step, i paesi del nordafrica sono già al secondo, i conflitti geopolitici saranno inevitabili quando la gran parte dei paesi si troverà nella seconda condizione. Immaginate un miliardo di cinesi incazzati alla stessa maniera degli egiziani. E aggiungeteci mezzo miliardo tra americani ed europei.


I paesi marginali dell'europa, i PIIGS, quelli delle valute deboli gestite una volta come fossero coriandoli di carnevale, possono ringraziare l'euro se non si trovano già in coda a tunisia ed egitto. Ma state sicuri che ciò che sta accadendo in Egitto succederà anche nei paesi occidentali. E' solo questione di tempo. L'esperimento socio economico condotto da Greenspan prima ed amplificato da Bernanke dopo è qualcosa di esplosivo come non si vedeva dai tempi di John Law. Alle bolle di John Law fece seguito nel giro di cinquanta anni la rivoluzione francese. Oggi le dinamiche sociali ed economiche si sviluppano molto più in fretta e non credo che passeranno molti anni perchè la rivoluzione sociale del terzo millennio faccia seguito alle politiche dei banchieri centrali moderni che da anni devastano la struttura socio economica del pianeta.


E così, mentre in occidentente il cuscinetto degli asset finanziari continua a tenere accese le illusioni di prosperità e permette alle elite di continuare il gioco delle tre carte a scapito della popolazione, nel resto del mondo i fermenti sociali continuano a crescere. Tuttavia quando gli asset finanziari non saranno più in grado di tenere il passo dell'aumento dei prezzi dei beni reali, nonostante i tentativi disperati delle banche centrali di pompare i primi e frenare i secondi, il contagio sarà inevitabile. E le conseguenze durature. La struttura produttiva distorta che decenni di politiche monetarie dissennate hanno alimentato non può essere cambiata da mattina a sera per accomodare le reali esigenze primarie di una popolazione mondiale totalmente spiazzata. Il processo richiederà tempo, per ricostituire i risparmi distrutti dalle politiche monetarie saranno necessari anni.


Purtroppo, fintanto che i soliti imbecilli, tra cui si annoverano persino presidenti di nazioni, premi nobel e banchieri centrali, e i loro servi di corte continueranno a spargere fumo scaricando le colpe dell'aumento dei prezzi sulla speculazione, gli hedge fund, le siccità, le inondazioni, l'emissione di polveri inquinanti e quant'altro, le popolazioni continueranno a vagare smarrite su questo sentiero di totale ignoranza con riguardo alla connessione diretta tra economia e realtà sociopolitiche. Rischiando di passare, con le loro rivoluzioni sociali, dal pentolone alla padella, dalla brace al fuoco vivo."