"Ci aspettiamo una moderata crescita per il futuro, crediamo che il mercato immobiliare inizi a stabilizzarsi..........La nostra stima è che non ci sono indicazioni per ora  che le perdite del mercato subprime si siano estese a tutto il mercato dei mutui che sembra ancora essere sano.... Ben Bernanke (presidente della FED) agosto 2007 HAHAHAHA!!!

sabato 25 settembre 2010

Intervento di Francesco Carbone di USEMLAB al Tea Party di Torino

Riporto di seguito l'intervento di Francesco Carbone di USEMLAB al Tea Party di Torino che condivido al 100%

"Buonasera
questo incontro nel quale siamo riuniti, il tea party, vuole essere una forma di protesta contro la pressione fiscale. E’ naturale protestare quando la pressione comincia ad essere avvertita come confisca. In questo paese siamo giunti a livelli di pressione superiori a gran parte del mondo civilizzato, oramai avvertiti come insostenibili dalla popolazione.
Una elevata pressione fiscale ha il brutto effetto di bloccare, ostacolare, impedire, l’esercizio della funzione imprenditoriale, unica e vera fonte di creazione di ricchezza e di benessere. Lo stato generalmente non produce ricchezza, la distribuisce, e la distribuisce anche piuttosto male. Per il servizio che presta trattiene una commissione alquanto elevata. E l’intermediario che si fa pagare le commissioni più alte in assoluto, fuori da qualunque standard di mercato. Se fosse possibile calcolarle, probabilmente non esiteremmo a riformarlo drasticamente.
Sono invece gli imprenditori, lasciati liberi di lavorare e di fare impresa nel rispetto dei principi del diritto, a produrre ricchezza. Ostacolando l’esercizio della funzione imprenditoriale in grado di allocare il capitale, di renderlo produttivo, di innovare, non rimangono troppe speranze per riuscire a mantenere l’attuale standard di vita. Questo è proprio ciò che sta succedendo da qualche anno: un abbassamento degli standard di vita. Parallelamente l’azione del parassita fiscale continua a estendersi e rischia di uccidere il corpo al quale si è attaccato. Una situazione nel complesso davvero infelice. Il classico circolo vizioso.

Da operatore sui mercati finanziari, con 15 anni di esperienza, e studioso dell'economia con oramai oltre 8 anni di attività sul web spesa nell'analisi delle evoluzioni economico sociali, tra le più corrette compiute in questo paese, vorrei però porre alla vostra attenzione un'altra questione, forse ancora più importante di quella fiscale.
Anche in quest’altro campo di azione è presente un parassita, un parassita che è arrivato a succhiare a livelli mai visti nella storia dell’umanità, facendo molti più danni che campo fiscale. Esso, al contrario del parassita fiscale, stimola la funzione imprenditoriale, ma la stimola artificialmente, come per effetto di una droga. Esso confonde il calcolo economico degli imprenditori, ne dirotta le decisioni e gli investimenti verso allocazioni di capitale sbagliate. In ultima analisi questi errori si risolvono in una crisi economica che distrugge parte del capitale accumulato lasciandoci più poveri di prima. Sto parlando del parassita monetario.
Tra le previsioni economiche che ho fatto in questi anni una si è rivelata essere la più corretta, e a mio avviso è proprio la più importante e significativa: l'ascesa del prezzo dell'oro (e dell'argento). Da 280 dollari e 300 euro l'oncia del 2002, siamo arrivati a toccare prezzi di 1300 dollari e 1050 euro. Chi ha seguito i miei consigli, peraltro gratuiti, forniti in tempi insospettabili, e supportati nel tempo da un vasto ragionamento pratico e teorico, non solo ha potuto limitare tutti i danni causati dal crollo del mercato azionario, ma anche quelli causati dall'euro, che in pochi anni ha dimezzato il potere d'acquisto della nostra vecchia lira. Nel 2005 si era ancora in tempo per comprarlo sotto i 350 euro, lo si pagava ancora meno di 600 euro quando pubblicai il mio libro a fine 2008.
Dove voglio arrivare? Semplicemente alla questione monetaria, a mio avviso più importante di quella fiscale. Anche perché, storicamente, quando con il fisco non riescono più a spremerci, pena la rivolta sociale, esiste un altro strumento facile, comodo, subdolo e invisibile, per raggiungere lo stesso obiettivo senza peraltro essere individuati e colpevolizzati: la tassa per inflazione.
Data la complessità della materia, legata alla teoria monetaria, compresa chiaramente ancora da pochissimi economisti, nessuno e sottolineo nessuno, riesce bene a comprendere cosa significhi inflazionare il denaro, né come funzioni e si realizzi il processo inflativo. Pertanto, fregare la gente attraverso lo strumento monetario è un’operazione politicamente innocua che viene realizzata su base costante e continua.
Generalmente nessuno capisce con chiarezza chi sono i veri responsabili del deprezzamento del denaro. L’ultima volta, per esempio, con il passaggio all'euro, ci si è sfogati contro i commercianti e l’imprenditore avido che insegue il profitto. La colpa va sempre al mercato, non all'autore dello svilimento del denaro. Non a chi continua a confiscare valore.
Signori, sia ben chiaro una volta per tutte. A deprezzare costantemente il denaro è la banca centrale, un’agenzia parastatale. Che essa lavori in autonomia, in totale indipendenza, su mandato statale, o che sia di proprietà dello stato, è solo un dettaglio di poca rilevanza. Quello che possiamo affermare con certezza è che essa opera sulla base di un privilegio monopolistico di concessione governativa: il potere di emettere denaro! Il potere più importante di tutti. E lo fa in cambio di qualcosa.
Si dice che Mayer Amschel Rothschild nel 1790 abbia detto: “datemi il permesso di controllare ed emettere il denaro, e per me non avrà alcuna importanza chi fa le leggi”.
Inflazionare il denaro, ovvero aumentarne la quantità nominale in circolazione, è uno strumento di confisca a cui hanno fatto ricorso già re e imperatori. Una volta si tosavano le monete, oppure si svilivano mescolandole con leghe di metallo meno prezioso. Poi le tecniche di contraffazione istituzionale si sono raffinate. Hanno inventato la banca centrale, che in cambio del privilegio di gestire e proteggere il sistema bancario offriva in prestito allo stato i soldi dei depositanti.
Quando lo stato si indebitava troppo arrivando al punto di sollevare dubbi sulle proprie capacità di rimborso, la gente cominciava a recarsi in banca per riscuotere il proprio oro. Il sistema bancario, falliva. Non c'era abbastanza oro da riscuotere. Il sistema bancario, a riserva frazionaria, con la complicità della banca centrale aveva moltiplicato esponenzialmente i pani e i pesci, ovvero il valore nominale del denaro in circolazione senza più un corrispettivo reale sonante. Più che di un miracolo si era trattato di una illusione alla quale, temporaneamente, nel periodo di boom economico stimolato dai prestiti concessi allo stato, avevano creduto tutti.
La semplice invenzione della banca centrale non era sufficiente.
Il passo successivo fu la rimozione dell'oro e l'argento dal sistema monetario. Oro e argento non si possono creare a piacimento per rimborsare i depositanti in coda allo sportello. In Europa la rimozione è avvenuta nella sostanza alla vigilia della prima guerra mondiale. Non ci sarebbero potute essere due guerre mondiali senza la confisca inflazionistica. La gente semplicemente si sarebbe ribellata all’enorme prelievo fiscale indispensabile per sostenere le spese belliche.
L'America confiscò l'oro ai propri cittadini nel 1933. Ancora oggi si racconta la favola che l’oro venne rimosso dal sistema monetario perché aveva causato la depressione americana e impediva la crescita economica. E’ una favola alla quale sembra credere anche il banchiere centrale americano, Ben Bernanke, e alla quale credono 99 economisti su 100. In realtà lo avevano rimosso semplicemente perché impediva la confisca inflazionistica su larga scala. Quella che ha reso possibile il Leviatano, l'imperialismo, la crescita sempre più fragile e insostenibile basata non sul risparmio ma sui consumi e il credito creato dal nulla.
Nel mio settore quei pochi che hanno capito la vera relazione causa effetto oramai dicono: non fu il crash del 29 a causare la grande depressione, fu la grande depressione a causare il crash azionario. Analogamente possiamo dire: non fu il gold standard a causare la grande depressione, fu il tentativo di scavalcare il sistema aureo, per creare prosperità grazie alla carta moneta e il credito creato dal nulla, a causare la grande depressione,
L'abuso monetario su scala globale è prossimo a compiere i 100 anni. I primi trentacinque sono stati spesi confiscando l’oro ai cittadini e facendo 100 milioni di morti. I secondi trentacinque sono stati spesi togliendo del tutto l’oro dal sistema monetario, creando quell'inflazione monetaria che ha portato alla destabilizzazione monetaria più tremenda degli ultimi 200 anni, seguita poi dalla crescita dei prezzi a due cifre degli anni settanta. Quella crisi portò il sistema monetario sull’orlo del collasso nel 1980. Fu salvato sul filo del rasoio. La crisi aveva morso nelle tasche della gente, mentre l’aumento dei prezzi aveva ripulito il sistema da gran parte del debito accumulato.
Negli ultimi trent’anni, grazie a un sistema monetario totalmente cartaceo, si è alimentata una crescita drogata, quasi folle, stimolata a colpi sempre più forti di debito e consumi. Il debito accumulato è enorme. Su di esso le banche hanno edificato una montagna di titoli derivati pari a qualcosa come 15-20 volte il PIL mondiale. Consumare per stimolare l'economia è diventato il dogma dei sedicenti economisti. Hanno messo il carro davanti ai buoi. Invece, la crescita economica, l’aumento di prosperità, di benessere, da che mondo è mondo, sono conseguenza del risparmio, dell’accumulo di capitale, dell’investimento. L’aumento dei consumi rappresenta il godimento finale della ricchezza così generata.
La crisi del 2008 è a mio avviso appena l'antipasto, la prima dura palese manifestazione che qualcosa non va. Dal 1980 erano già emerse diverse crisi, ma qua siamo giunti al segnale definitivo che davvero qualcosa si è rotto. Tuttavia ancora nessuno vuole capire. Tutto continua ad essere male analizzato, le bolle che si alternano una via l’altra, internet prima, quella immobiliare dopo, la globalizzazione, la disoccupazione, la crisi bancaria. In realtà sono tutti sintomi di questo gran problema di fondo che ha al centro la gestione centralizzata e monopolistica del denaro.
Il problema, in tutta la sua gravità, è dovuto al fatto che, accanto allo svilimento del denaro come mezzo di confisca, i nostri governanti si sono appropriati del denaro per gestire il sistema economico. Si fa oramai da troppi anni quello che si faceva in Russia: provare a gestire l’economia grazie alle decisioni centralizzate del pianificatore illuminato. La fatale arroganza, la chiamò Hayek.
Se in Russia era il soviet supremo, qua sono le banche centrali che fissano i tassi di interesse a livelli sempre più bassi, iniettando e stampando denaro per tamponare i disastri creati dalle loro politiche monetarie accomodanti. Oramai intervengono quotidianamente, sono il peggior speculatore che si muove e opera sui mercati finanziari, Sotto la pretesa di dare stabilità, creano le armi e la potenza di fuoco che presto o tardi torna indietro come un boomerang a creare ancora maggiore instabilità. Con le loro politiche monetarie cercano costantemente di impedire che la crisi faccia il suo lavoro e segua il suo corso, riaggiustando gli squilibri della struttura produttiva causati dalla precedente espansione creditizia.
Lo si denunci senza paura: il denaro che oggi usiamo è figlio della falsificazione, della contraffazione, della frode. Ha perso ogni riferimento a qualunque bene reale. Sono numeri stampati a piacere dalla banca centrale, in misura esponenzialmente crescente per sostenere quotazioni di borsa, titoli di stato, tassi di cambio, e per tenere in vita una struttura produttiva sempre più distorta.
Sono tanti i motivi per cui ancora non abbiamo subito, se non in minima parte, le disastrose conseguenze di questa manipolazione monetaria che si risolverà inevitabilmente nella più massiccia confisca inflazionistica di tutti i tempi, accompagnata dalla più grande bancarotta della storia.
Da esperto dei mercati finanziari vi posso dire che i prezzi degli asset finanziari, i più importanti di tutti in quanto vera bussola e guida delle decisioni che orientano l'allocazione del capitale e del risparmio, non hanno più alcun senso. Sono frutto di interventismo e manipolazione. A cascata, le distorsioni riguardano tassi di interesse, obbligazioni, titoli azionari, tassi di cambio, materie prime. I mercati finanziari sono ridotti a un circo dell’assurdo, che presto o tardi sarà sconvolto da uno shock di prezzo, che farà precipitare l’economia in un caos di prezzi, al quale seguirà il caos economico e contestualmente la grande confisca.
Ne ho prese tante, spero di sbagliarmi in questa ultima previsione. però vi raccomando di approfondire la questione monetaria, cercate di imparare qualche nozione base di economia. Cercate di capire cosa è il denaro. E’ proprio questo il titolo del libro al quale sto lavorando e che dovrebbe uscire entro fine anno. Quello che può fare il fisco al confronto del banchiere centrale non è nulla. Quando infine entrambi saranno impotenti, mobiliteranno gli eserciti e le armi, come hanno sempre fatto. Ricordatevi sempre questo detto: quando il denaro muore, muore la gente. E’ questo che a me personalmente fa più paura.
La nostra civiltà non può permettersi un ritorno alla barbarie, al conflitto della guerra, eppure è in questa direzione che stiamo andando, lo vediamo nei fenomeni sempre più ampi di acrimonia sociale, di odio interrazziale, di tensioni geopolitiche mondiali. Tutto per la presunzione di poter gestire il sistema economico facendo leva sul denaro creato dal nulla. L'economia di libero mercato sviluppata dalla Scuola Austriaca di Economia riesce a interpretare e spiegare tutto questo con una limpidezza e una chiarezza incredibili, oserei dire affascinanti. Il problema monetario è ben chiaro sin dal 1912 quando Mises scrisse la teoria della moneta e del credito, poi perfezionata in l'Azione Umana del 1949. Gli economisti lo ignorano.
Tutti ben accomodati alla corte del Leviatano e della Banca Centrale, hanno preferito commettere una vergogosa frode intellettuale. Da decenni vendono l’idea che l'economia sia qualcosa da gestire dall’alto. L’hanno trasformata in qualcosa di astruso che tratta di numeri incomprensibili, formule, equazioni, statistiche. No signori, l'economia parla della gente, dell'azione umana. L'economia del libero mercato, secondo l’approccio della Scuola Austriaca, spiega bene come sia possibile quel meraviglioso processo di cooperazione sociale che tanta ricchezza ha creato negli ultimi 200 anni, nonostante i danni e le distorsioni create dall’intervento statale e della banca centrale.
E mi dispiace dover annoverare tra questi economisti, e qua vado a chiudere, anche tanti impostori che si spacciano per economisti del libero mercato e per difensori delle libertà economiche. Sergio Ricossa, economista italiano, ha detto: “la libertà è la più stuprata delle donne ed il suo stupro il più impunito dei delitti, riferendola anche alla libertà economica. Il dominio dello stato sul denaro e la moneta è garanzia di confisca futura di altra ricchezza, di dominio progressivo e crescente sulle nostre vite. Dopo questa crisi, è pertanto giunta l’ora di tirare giù la maschera.
C’è un criterio molto semplice per discriminare tra chi sta cercando di aprire gli occhi, chi sta spingendo nella direzione giusta verso le riforme necessarie (non ne abbiamo vista una da quando è cominciata la crisi) e chi invece tende a perpetuare questo sistema basato sulla confisca e la pianificazione centralizzata, e continua a imbrigliarci, sia nella teoria che nella pratica, sotto il giogo del mostro a due teste. Il criterio si fonda sulla risposta data a questa domanda:
Cosa ha a che fare, con il libero mercato, il denaro a corso forzoso piuttosto che una banca centrale autorizzata a regolare centralmente la massa monetaria e a fissare per decreto il tasso più importante di tutto il mercato??
Se la risposta è “nulla! in bisogna fare qualcosa” allora siete di fronte a una persona che ha capito il problema. Se la risposta va invece nella direzione di “, mah, bah, però, il denaro è un bene speciale, lo stato deve….” siete di fronte o a uno statalista o a un economista schizofrenico.
Il denaro è sì speciale, perché è il bene economico più importante di tutti, è l'istituzione sociale più importante di tutte, ma appartiene al mercato, appartiene alla gente. Esso è evoluto spontaneamente nel mercato, la sua sovranità originale non ha natura statale, è del mercato. La libertà parte dalla libertà della gente di possedere il denaro, Oggi non possediamo il denaro, non è nostro, non possiamo neanche più utilizzarlo per fare transazioni in contante sopra i 5000 euro. Il valore del denaro, non emana dall’autorità statale, ma parte dal legame tra il denaro come mezzo di scambio e una merce reale. L’illusione totale nella quale siamo caduti negli ultimi trenta anni sta arrivando al termine.
ll sistema fiat, cioè basato sul potere monopolistico di creare denaro dal nulla, ha 100 anni ed è decrepito. La salita dell’oro ci sta dicendo questo. Se non si riformerà quanto prima il sistema monetario nella direzione giusta, possiamo dire addio alla prosperità di cui abbiamo goduto in queste ultime due decadi. Rischiamo un ritorno alla barbarie. Dopo la caduta dell'impero romano servirono 1000 anni per tornare alla prosperità di quei tempi.
Per garantire la continuità del processo pacifico di cooperazione sociale, è necessario, coerentemente alle esigenze di un libero mercato che:
- le banche centrali, cioè il pianificatore centrale del sistema monetario, vengano abolite;
- il danaro venga liberalizzato e restituito al mercato
- tutti operino secondo i principi generali del diritto, secondo i quali creare denaro dal nulla è contraffazione sia nel caso che a falsificare il denaro sia un privato che un operatore istituzionale.

Anche tassare va contro ai principi generali del diritto, tassare significa confiscare, estorcere, rubare, tuttavia finché viviamo in questa forma sociale del grande stato nazionale, a mio avviso ancora rozza e primitiva, tutto ciò che possiamo fare è provare a protestare come stiamo facendo qua.
Ma altrettanto se non più importante è cominciare a protestare per riappropriarci dei nostri soldi, perché statene certi, come è certo che si muore, senza denaro fiat, cioè creato dal nulla, abbiamo solo da guadagnarci tutti quanti, enormemente,
Senza denaro fiat il Leviatano parassita si restringe automaticamente su dimensioni più consone alle esigenze reali del cittadino, e si abbassa di necessità a un livello più vicino e diretto con ciascuna particolarità territoriale, le sue tradizioni, la sua cultura.
Con il denaro fiat, invece, aspettatevi, dopo l'antipasto della crisi 2008, il primo piatto, la seconda portata, e sperate di arrivare al caffè, perché, come detto sopra, quando il denaro muore, muore anche la gente.
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