Perché gli Economisti Sbagliano: di Roberto Gorini
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Oggi gli economisti governano il mondo. Sono a capo delle Banche Centrali, e sempre più sono a capo anche delle istituzioni pubbliche e dei governi, come in Italia. La crisi economica è oggi il principale problema, e quindi è naturale che siano chiamati gli “esperti” a risolverla, ma è interessante scoprire che in realtà è proprio colpa loro e dei loro inefficaci modelli matematici se oggi ci troviamo in queste condizioni.
L’Economia è la scienza più inesatta che ci sia, e forse non molti sanno che non tutti gli economisti la pensano allo stesso modo, anzi alcuni sono a poli diametralmente opposti. Ecco perché in campo economico si sente dire tutto e il contrario di tutto e le ricette si faticano a trovare. Ecco il perché.
La maggior parte degli economisti, quelli per intenderci che siedono nelle aule del potere, trattano l’Economia come una scienza naturale, al pari della fisica e della chimica, ed elaborano tutta una serie di complicati modelli matematici per prevedere il futuro economico. Niente di più sbagliato, l’Economia deve essere trattata come una scienza umana che si occupa dell’uomo e della sua vita sociale. La differenza è abissale, perché da un lato si cerca di prevedere il comportamento economico dell’uomo come se l’uomo fosse un robot, che agli stessi stimoli risponde sempre allo stesso modo, dall’altro si studia l’uomo come soggetto creativo unico e irripetibile che coopera con gli altri per raggiungere i propri fini.
Da un lato quindi ci sono modelli matematici da applicare e dall’altra lo studio del metodo con il quale l’uomo opera per realizzare i suoi fini. La differenza è tra costruire a tavolino una città ideale in base a calcoli ingegneristici e invece agevolare lo sviluppo spontaneo di un aggregato urbano: il quartiere Zen di Palermo contro il centro di Lucca. E’ come voler inventare una lingua nuove sulla base di conoscenze scientifiche e invece lasciar nascere spontaneamente un metodo per comunicare: l”Esperanto contro l’Inglese. Queste sono le grandi differenze tra gli economisti “mainstream”, e quelli all’opposizione. Io ovviamente parteggio per la seconda fazione, ahimè minoritaria, ma visti i risultati della prima in grande crescita !
Gli economisti al potere, o consulenti del potere, non hanno previsto la crisi, e questo è un dato di fatto, mentre “gli altri” avevano ampiamente previsto l’imminente sfascio della nostra fittizia economia, e per questo sono anche stati tacciati di catastrofismo, ma perché ? I primi sostengono che è difficile prevedere l’andamento economico perché l’uomo è irrazionale. No ! L’uomo è imprevedibile, non irrazionale e i modelli matematici utilizzati per prevedere il futuro economico non sono sbagliati, sono semplicemente inadatti. Sono utilizzabili per calcolare la portanza di un edificio, il volo di un aereo o l’interesse di un mutuo calcolato con il metodo francese, ma non per stabilire l’attività umana.
Un esempio per comprendere quale sia l’errore di base nel quale si è caduti è quello del PIL, il Prodotto Interno Lordo. E’ un dato che non ci dice assolutamente nulla, eppure è considerato uno dei più importanti. E’ il volume globale delle attività economiche di un dato paese, ma non ci dice se le persone vivono meglio, sono più in salute e se in definitiva sono più felici. Il PIL può crescere perché si va in guerra, o perché si costruiscono case in cui nessuno andrà ad abitare (come in Cina oggi) o perché le persone spendono sempre di più per curarsi perché sono ammalate. I numeri non possono rappresentare lo condizione dell’essere umano!
Molto meglio l’approccio metodologico, quello alternativo, che studia gli elementi che l’uomo utilizza per cooperare, e il denaro, per esempio, è uno dei più importanti. Finalità di questo studio è il fatto di comprendere tali elementi e cercare di non corromperli. L’Economista dovrebbe cercare di salvaguardare le istituzioni sociali che si sono sviluppate spontaneamente durante la cooperazione e l’attività umana. Istituzioni sociali come il denaro, le norme giuridiche e la morale. L’Economia ha più a che fare con la cooperazione sociale che non con i numeri. L’imprenditorialità è un processo creativo, non matematico.
Cosa si insegna invece A Scuola di Economia? Conoscenza scientifica. Utile per potenziare la conoscenza imprenditoriale, ma diversa. L’intelligenza di chi lavora è nella capacità di mettere in relazione cose diverse per creare un risultato che oggi non c’è. Se fare l’imprenditore fosse una questione matematica, o scientifica, non avremmo problemi economici e le università sfornerebbero ottimi capitani d’industria. Purtroppo questo non accade. All’università di Economia (non in tutte per fortuna) si studiano i libri sbagliati, ed escono persone immerse nelle loro teorie economiche, avulse da qualsiasi esperienza pratica sul mondo del lavoro e che si lamentano perché l’uomo è irrazionale. No cari signori, l’uomo è solamente imprevedibile!
Da queste diverse posizioni scientifiche nascono anche due approcci politici completamente diversi.
Chi pensa che l’uomo sia imprevedibilmente creativo, tende ad agevolare l’attività umana (in questo caso economica), e si limita a garantire l’integrità di tutti gli elementi che egli utilizza per le proprie finalità, perché nella collaborazione e nello scambio vi sia sempre e naturalmente intrinseco vantaggio reciproco.
Chi pensa che l’uomo sia prevedibilmente irrazionale tende ad intervenire nell’ambito economico modificando le istituzioni sociali che l’uomo si è creato spontaneamente. Facendo quelle che si chiamano “politiche economiche anticicliche”. Stampando per esempio denaro e mettendolo in circolo nei luoghi e nei metodi che più ritengono opportuni. Con tutta l’arroganza di chi pensa di aver capito tutto dall’alto. Meglio di milioni di cittadini che ogni giorno compiono delle scelte economiche.
Ecco perché i primi hanno ampiamente previsto la crisi odierna e i secondi no. Ecco perché gli economisti che ci governano non sapranno risolverla, e nel migliore dei casi riusciranno a posticipare un disastro già annunciato.
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